The different meanings of ‘being’ according to Aristotle and Aquinas
DOI:
https://doi.org/10.17421/1121_2179_2001_10_01_LlanoAbstract
L’approfondimento dell’argomento aristotelico della molteplicità dei modi di essere ha permesso a San Tommaso di sviluppare alcuni temi teologici di tipo metafisico senza cadere in alcuni problemi ricorrenti delle concezioni dell’essere inteso come “generalissimo” o come mera formalità logica. Una revisione dei testi fondamentali di Aristotele su questo aspetto getta luce su alcuni problemi pressoché ignorati dai commentatori del Filosofo, nonché dai discepoli di San Tommaso, intravisti da Kant, e riproposti parzialmente da Frege, per poi essere di nuovo ripresi da alcuni filosofi analitici. La classificazione aristotelica dell’essere — che parte dall’essere concreto e non dall’essere logico o indeterminato — non è un semplice elenco, ma la presentazione di quattro criteri per distinguere le modalità dell’essere in modo organico e gerarchico: l’essere per se come opposto all’essere accidentale; la distinzione fra l’essere veritativo (ens ut verum) e l’essere proprium; l’essere secondo le categorie; e infine l’essere inteso come atto e come potenza. Nella metafisica di Tommaso la distinzione tra l’essere veritativo e l’essere proprium è fondamentale per parlare sia dell’esistenza di Dio (il cui essere proprium ci è sconosciuto) sia dell’esistenza del male (che non ha un essere proprium). Nella teologia tale distinzione serve per poter parlare delle due nature di Cristo senza attribuirgli un duplice essere.