Aristotle and the reality of time
DOI:
https://doi.org/10.17421/1121_2179_1995_04_02_InciarteAbstract
L’autore considera, in primo luogo, l’opinione di Heidegger riguardo al concetto aristotelico di tempo e segnala alcune differenze fra i due sulla considerazione del presente. Afferma che il presente (ora), può essere considerato ut sic, oppure anche dal punto di vista dell’ens ut verum; e in questo modo l’idea di successione di una pluralità di presenti sarebbe falsa nella stessa misura in cui si abbandona il suo carattere astratto. Attendendo però al tipo di astrazione, da un punto di vista metafisico, il presente è uno e unico, mentre da un punto di vista fisico e anche matematico, si può parlare di una molteplicità di presenti. La questione dipende quindi in buona misura, continua l’autore, dalla concezione aristotelica dell’analogia fra il rapporto di un presente alla molteplicità di presenti, e dal rapporto fra sostanza e accidenti. A differenza di come Heidegger interpreta Aristotele, il tempo, secondo quest’ultimo, non può essere interpretato come una pura successione di presenti (ora), anche se non può però diminuire l’importanza del presente nella teoria aristotelica del tempo.